sabato 2 giugno 2012

Nostra intervista esclusiva ad Alberto Cavanna autore di "L'uomo che non contava i giorni"


Nel suo ultimo libro "L'uomo che non contava i giorni" affronta temi importanti che vanno dall'immigrazione, al senso della vita, come è nata questa storia?

 Il fattore scatenante le terribili immagini del 'cimitero dei barconi' a Lampedusa. Per chi ama le barche come me è stato come vedere un documentario sui campi di sterminio. I contenuti sono quelli per me importanti e cioè i valori che abbiamo perso e che stanno rendendo questo mondo sempre più privo di centri gravitazionali... Mi riferisco al lavoro inteso come 'cultura ed etica del lavoro' e cioè mestiere; ai valori tradizionali della famiglia, alle piccole tradizioni storiche familiari e a quella 'religiosità' della nonna che ha permesso alle passate generazioni di superare le guerre. Noi non abbiamo più nulla di tutto questo, ecco perchè ci fa paura la crisi.

Nel suo libro il mare diviene la scena ultima quella dove si chiude la storia dove tutto acquista significato e valore; quanto è importante il mare e tutto ciò che attorno ad esso gravita nelle sue storie?

Il mare è un simbolo di assoluto, quasi una manifestazione della potenza della divinità e della nullità dell'essere umano. Ma il mare è anche un immenso ricettacolo di storie, di culture ed è unione... La supremazia del trasporto via terra ha cancellato la sottile trama di piccole rotte che tenevano uniti i paesi mediterranei. Forse riflettere su questo ci aiuterebbe oggi. Per me il mare è sopratutto qualcosa di familiare: dunque degno di essere oniorato, come nel comandamento.

Il libro è centrato sulla relazione, quella tra il "Baccan" e "Mimmo", sul confronto tra due mondi: quello che ne emerge è che l'incontro tra mondi diversi è sempre arricchente per tutti. Non sempre nelle storie e nella vita questo sembra essere vero, cose serve secondo lei per renderlo possibile?

 Lo spsotarsi dal piano dei rapporti di massa a quello umano dell'individuo. In passato era ad esempio facile che si creassero relazioni tra un piccolo paese di mare su una costa e su uno in un altra... Rotte, scambi, matrimoni. Oggi lavoriamo sulle masse... Ma così finiamo per sparire anche noi, annullati da un sistema che ci fa sentire meglio solo perchè vediamo gente che sta peggio di noi. Spostare un epicentro economico indirizzato verso est (che fino ad ora ci ha solo reso più poveri e permette a un russo di avere uno yacht da 150 metri) e dirigerlo verso sud, verso il mediterraneo, forse sarebbe una risposta a molte domande. Non capisco perchè le nostre banche investono sui mercati in crescita asiatici i quali, con quei soldi, stanno ricolonizzando l'Africa a loro uso e consumo e ci mandano gli africani da noi... Mi sfugge qualcosa.

Quanto è importante secondo lei il lavoro del libraio oggi in un momento in cui sembra in prospettiva prevalere la vendita online e il libro elettronico?

Anche lì è un rapporto tra la massa e l'individuo. La risposta in questo caso è semplice: il rapporto col libraio produce qualità. Ma oggi questa è un valore dimenticato... Non è esprimibile in cifre.

L'anno scorso lei è stato finalista al premio Bancarella ; quanto è servito quel traguardo per la sua crescita di scrittore?

Ero già stato al Bancarella nel 2004, classificandomi secondo dietro a Bruno Vespa per una manciata di voti. Ci sono tornato e mi ha fatto piacere. Indubbiamente la partecipazione ad un grande premio aiuta a far conoscere il nome ma non fa di un libro un buon libro. Ancora una volta il passaparola e il suo luogo d'elezione, la vecchia libreria, sono indispensabili a far funzionare il tutto.

Crede che l'auto pubblicazione possa essere il futuro per voi autori o diversamente gli editori oggi sono ancora importanti?

E' un'esperienza che ho fatto e non da solo ma in un circuito che si proponeva di distribuire libri autoprodotti. Non Ha funzionato. L'editore oggi è distribuzione, cose impensabile per il fai da te, indipendentemente dalla qualità del libro.

In questi mesi si fa un gran parlare di crisi nel settore dell'editoria per la forte flessione di mercato e di lettori; cosa servirebbe secondo lei per far crescere la lettura in italia?

Dei bei libri.

Anche noi siamo convinti che in questo momento nelle librerie manchino beni libri: il suo lo è, e speriamo di farlo conoscere ed apprezzare ai nostri clienti!
Grazie e a presto!

giovedì 5 gennaio 2012

Intervista esclusiva a Mariapia Veladiano autrice di "La vita accanto" nostro libro dell'anno

Il tuo romanzo è una storia di dolore, il dolore di non essere amati, ma è anche il racconto di come tutti noi al di là delle apparenze abbiamo delle doti delle risorse per le quali farci apprezzare; quanto tutto questo è oggi lontano dalla cultura prevalente soprattutto tra i giovani?


C’è una paura grande oggi, e certo non riguarda solo i giovani. E’ la paura di essere o di diventare marginali, di non contare nulla. E’ una paura molto più presente rispetto al passato, perché oggi viene accettata l’idea che per contare qualcosa sia necessario essere famosi, importanti, ricchi. Essere visti, apparire, luccicare in qualche modo. La nostra meravigliosa vita quotidiana, fatta di rapporti coltivati, di parole date e ricevute, di un vedersi importanti perché ci si conosce, si sa che l’altro è una persona come me, piena di diritti, tutto questo sembra non aver valore. Per cui è facilissimo sentirsi marginali, o temere di diventarlo. Questo vale anche per i ragazzi. A scuola i ragazzi restituiscono a noi insegnanti un mondo di insicurezza rispetto al proprio aspetto fisico, al proprio valore. Sono bellissimi, sono curatissimi, ma questo non li rassicura per niente. In realtà c’è un desiderio fortissimo di essere riconosciuti, come per tutti noi. E quando questo accade, quando un insegnante, un adulto riconosce che il ragazzo che gli sta davanti è unico, assolutamente importante, vero, pieno di energie e di desideri legittimi, allora la vita è possibile, un’avventura nuova nasce. La storia di Rebecca, la protagonista del libro, racconta questa vita possibile.

Quanto ritieni importante il ruolo degli educatori nel far emergere queste doti ?

Qualsiasi adulto ha un ruolo importante. Credo davvero che siamo tutti responsabili gli uni verso gli altri.

Il premio Calvino, intitolato a uno dei maestri della letteratura italiana, ti ha fatta conoscere e ti ha portata ad essere pubblicata da uno degli editori principali del nostro panorama editoriale; sei stata poi finalista al premio Strega; quanto ritieni siano utili i premi letterari oggi per far conoscere i libri e i loro autori?

Il Premio Calvino è un premio molto serio, libero da dinamiche di potere, completamente sostenuto da lettori volontari del Circolo dei lettori di Torino. I membri della giuria ruotano ogni anno. La serietà è dimostrata anche dal grande numero di autori che negli ultimi anni sono usciti dal Calvino: Paola Mastrocola, Susanna Tamaro, Paolo di Paolo, per dirne alcuni. Io sono arrivata alla premiazione a Torino e non conoscevo nessuno, assolutamente nessuno. Dello Strega non so dire: tutto avviene molto lontano dagli autori. In generale mi piace pensare che i libri siano scelti ancora dai lettori, attraverso il passaparola. Ma so che quasi mai è così. La televisione ha un ruolo assolutamente determinante oggi nell’orientare all’acquisto di un libro. Non per la pubblicità diretta, ma perché un autore che sia anche un personaggio televisivo ha molte più possibilità di vendere il proprio libro. Basta guardare le classifiche. Questo fa sì che per il lettore non esperto sia a volte un po' difficile incrociare il libro che desidera. Troverà sulla sua strada, in evidenza in libreria, nei supermercati, nelle stazioni o negli autogrill, quasi esclusivamente i libri in classifica. Un lettore curioso dovrebbe cercare un libraio di fiducia. Libraio – molto spesso si tratta di una libraia – che legga e conosca il cliente e sappia quindi cosa consigliare.


So che hai voluto girare per promuovere e far conoscere il tuo romanzo; quanti incontri hai fatto sino ad oggi? Non pensi che oggi in Italia manchi da parte di molti tuoi colleghi scrittori l'attenzione al territorio della provincia?

Grazie per la domanda. Un esordio tardivo come il mio dà dei privilegi, delle libertà meravigliose. Non si appartiene a nessun meccanismo e se si sta attenti si può continuare ad essere liberi. Il libro ha fatto nascere in molti lettori il desiderio spontaneo di parlare e condividere quanto della storia raccontata fosse anche la loro storia. E' stato uno scambio, prima per lettera, poi diretto, nelle librerie e nelle biblioteche o nei circoli di lettura. In questi mesi ho scoperto un mondo di librerie, soprattutto librerie indipendenti, che resistono e resistono e resistono. Ovvero promuovono cultura, lettura, nei quartieri, nei paesi. Poi ho incontrato le biblioteche, anche quelle spesso piccole, di paese. Non so dire degli altri scrittori: forse dipende dal tipo di libro. La vita accanto è un libro “adottato” dal passaparola, dalle scuole, dai circoli di lettura, dai librai e dalle biblioteche. Per me questo mondo scoperto e amato è stato un regalo, del tutto inaspettato e di cui sono grata.

La promozione di un libro coinvolge molti attori sia pubblici che privati: quali tra quelli che hai avuto modo di avvicinare ti sembrano più incisivi e determinanti?

Libraie e librai. Bibliotecarie e bibliotecari. Fanno un lavoro capillare, con pochissimi mezzi, sempre meno questi mezzi, e promuovono una cultura non omologata, rischiano incontri con autori impegnati, consigliano i classici. Una presenza carsica, profonda, bellissima.

Scrivere è stato definito da alcuni un'arte, da altri un mestiere; tu in quale ti ritrovi?

E' un'arte. Ci si mette in ascolto del mondo, si lascia che le emozioni ci attraversino, tutte, si dà loro una voce, se si riesce, e si restituiscono a chi legge. E si spera che sia una restituzione che fa bene, che dice una verità che ci permette di essere più attenti, sorvegliati verso la vita. Non nel senso della scrittura militante, certamente no, ma nel senso di una scrittura di verità. Che non risparmia nulla della vita ma che non ammicca al male, che lo nomina senza paura e, proprio grazie a questo, ci permette di pensare che la vita è comunque possibile. Tutto questo è l'ideale. Poi si fa quel che si riesce, con semplicità.

A quando il prossimo libro?


Fine 2012. Ancora con Einaudi.

Grazie di tutto e buon lavoro.
Paolo Ambrosini

LIBRO DELL'ANNO "LA VITA ACCANTO"

A conclusione di un anno di consigli e recensioni abbiamo scelto il libro di Mariapia Veladiano
“La vita accanto” come libro dell’anno.


E’ stata una scelta difficile perché anche gli altri libri avrebbero meritato, ma nel libro “La vita accanto” abbiamo ritrovato oltre alla bellezza della scrittura anche la forza di un tema, la critica alla società dell'apparenza,  sul quale è necessario per noi tutti fermarci a riflettere.

Vi invitiamo a leggerlo se ancora non l'avete fatto.

La vita accanto è stato nostro libro del mese di marzo; ha vinto il premio Calvino 2010 ed è stato finalista al premio Strega 2011.