martedì 5 aprile 2016

Libro del mese marzo "La prima regola degli Shardana" ed. Feltrinelli


E’ una Macondo del pallone nel cuore brullo dell’Ogliastra, è Prantixedda Inferru, tradotto dal sardo: piccola pianta dell’inferno. Un luogo che esiste solo nella fantasia dell’autore. Lì «dove il sole cuoce e il vento leviga tutto, anche i pensieri», tre amici della leva calcistica del ’67, Raffaele, Giuseppe e Sandro, decidono di mettere in piedi la loro squadra dei sogni. L’autore di questa romantica storia di cuoio, La prima regola degli Shardana è il conduttore del talk politico de La7 di martedì Giovanni Floris. Un metronomo televisivo e anche della saggistica politica, ma che da narratore, dopo l’esordio con il romanzo Il confine di Bonetti, conferma di possedere doti tecniche da fantasista. Le physique du rôle è più simile a quello del suo amato capitano Francesco Totti (la squadra del cuore di Floris è la Roma), ma per affinità elettive, i colpi stilistici che riserva in questa seconda prova, rimandano al genio sardo Gianfranco Zola. Una scrittura densa, rapida, che utilizza la passione e la nostalgia del calcio giocato da ragazzi nelle partitelle tra amici, per tentare di esorcizzare i piccoli grandi mali che attanagliano una generazione. Quella dei quarantenni- cinquantenni odierni, sempre più vittime di questo male di vivere che origina dalla sindrome del “fuorigioco”. Chi più chi meno, nelle nostre vite frenetiche giochiamo un po’ tutti fuori ruolo, con quel carico di frustrazioni e di sconfitte che ne conseguono. Una realtà che vivono sulla loro pelle i tre amici protagonisti della storia: tre ex liceali romani, marcati a uomo dai rispettivi pressing famigliari. Asfissiante quello che subisce Raffaele, vittima dei suoi fallimenti professionali e dipendente dai soldi della moglie quanto dal giudizio senza appello del suocero, il cavaliere Mariano Quattrociocchi, uno squalo dell’edilizia che ricorda tanto il Romolo Catenacci (Aldo Fabrizi) di C’eravamo tanto amati di Ettore Scola. Sandro è un avvocato che gioca sempre al limite dell’area dell’illegalità e che vorrebbe tanto trovare la sua dimensione artistica nel Mistero buffo di Dario Fo . E infine Giuseppe, il “vip”, il volto noto del piccolo schermo, europarlamentare e giornalista televisivo di ritorno, conduttore di un talk nazionalpopolare.
Tre uomini rimasti profondamente legati agli anni del liceo e prigionieri di un presente dal quale ognuno di loro sente il bisogno di smarcarsi. Sarà una fuga per la vittoria quella che tentano assieme. A loro si unisce anche Michela, la sorella di Sandro, innamorata di Raffaele, che ha il ruolo di “salvagente” nella tempesta in cui i tre amici si sono imbarcati: il progetto calcistico del Prantixedda Inferru. Il club di cui Raffaele è diventato proprietario e che ambisce alla Coppa di Sardegna. Obiettivo condiviso da tutti, un’impresa sportiva che si fa metafora compiuta di una sfida esistenziale nella quale c’è da fare i conti con il malaffare, con la politica e con la “bestia nera” che racchiude un po’ tutta la banalità del male del passato, l’ex compagno di liceo Attilio Crisponi. Per superare tutto ciò, serve davvero un fisico bestiale, ma soprattutto lo spirito e le “regole” degli antichi guerrieri sardi, gli Shardana; i ribelli che nessuno ha mai saputo sconfiggere. Grandi navigatori, pirati. Erano l’incubo delle popolazioni del Mediterraneo. Gente che di regole non ne aveva poi molte. Ma una sì. Una l’aveva. Quella che li teneva insieme e che li portava alla vittoria.


Giovanni Floris: La prima regola degli Shardana ed.Feltrinelli 

Libro del mese gennaio "Buchi nella sabbia" ed. Sellerio

Marco Malvaldi lascia per un po’ gli scombinati amici del bar Lume per un nuovo romanzo "Buchi nella sabbia" , a sfondo storico, ambientato a Pisa nel 1901. Il re Umberto per mano dell’anarchico Bresci è stato ucciso in un attentato, e alla rappresentazione della nuova opera lirica di Giacomo Puccini che si darà al Teatro Nuovo, la Tosca, interverrà il nuovo sovrano. Le misure di sicurezza dovranno essere imponenti, perché la Toscana è terra di anarchici: lo sono i cavatori di marmo di Carrara, che sono chiamati in teatro come maestranze, lo sono alcuni rappresentanti della compagnia, forse anche la prima donna, Giustina Tedesco, che malgrado sia sposata all’impresario Cantalamessa, intrattiene una liaison con il tenore, Ruggero Balestrieri, che non fa mistero di essere un anarchico militante. Incaricati della sicurezza e della incolumità del sovrano il capitano Dalmasso e il giovane ma molto motivato tenente Pellerey, impettito e zelante, per caso appassionato dell’opera lirica. 
Ma il personaggio più riuscito del libro è il giornalista della Stampa, inviato dal direttore Frassati, Ernesto Ragazzoni, giornalista-poeta realmente esistito ( il titolo del libro riprende un passo di un suo componimento), raffinato intellettuale spesso sbronzo, vestito con una cravatta di carta e le pantofole ai piedi,
fisicamente certo non un Marlowe (ma sotto il profilo alcolico non ha nulla da invidiare al collega americano). capace di ironia e sarcasmo nell’ingessato sistema poliziesco che dovrebbe badare alla sicurezza in teatro: invece, proprio al momento della fucilazione del pittore Mario Cavaradossi, l’acme della rappresentazione pucciniana, il tenore cade realmente colpito a morte. Caos in teatro, mentre si dà il via ad una indagine poliziesca tragicomica: durante gli interrogatori dei presenti, che Pellerey esegue con puntigliosa precisione piemontese, la vicenda si ingarbuglia e tutto sembra divenire il contrario di tutto. Tutte le ipotesi cadono di fronte ad uno scenario che si era già segretamente intessuto tra i vari personaggi, tutti testimoni bugiardi.
Malvaldi è veramente bravo nel ricostruire dialoghi, battute, vizi, abitudini, pregiudizi di un periodo storico italiano abbastanza sconosciuto ai più, che qui viene ricostruito con la consueta leggerezza che contraddistingue la sua scrittura.
Nel corso della narrazione avvengono cose divertenti, il furto del cadavere della vittima, la proposta di arrestare Giacomo Puccini in quanto anarchico, un duello alla pistola insolitamente a tre, finito in burletta, insomma Malvaldi si ripropone come un narratore raffinato, dal lessico ricercato ma con molte scivolate dialettali, pieno di fantasia, pur nel progetto di lavorare su una brano di storia politica e di farne una sua ironica rilettura, molto originale, nella quale le forze armate, gli omosessuali nascosti, le rivalità artistiche, la lotta politica in una nazione da poco riunificata, il gusto per la musica e per la poesia si mescolano dando origine ad un “giallo”, che esce dai consueti canoni e che ne decreta l’immediato meritato successo.

Marco Malvaldi: Buchi nella sabbia ed.Sellerio 

Libro del mese febbraio "La ragazza con la bicicletta rossa"

È il 1943 e siamo in piena seconda guerra mondiale ad Amsterdam, città occupata sin dal 1940, dove più di diecimila soldati olandesi hanno perso la vita per difendere il loro Paese, e dove i tedeschi hanno iniziato a mettere in atto tutta una serie di restrizioni sempre più pressanti nei confronti della popolazione ebrea.
Hanneke Bakker è un’intraprendente diciottenne che provvede alla sua famiglia – madre casalinga e padre disabile – facendo la segretaria presso un’agenzia di pompe funebri. In realtà, quest’occupazione è solo una copertura, perché Hanneke è incaricata di scovare al mercato nero quei beni considerati “di lusso” ed introvabili in tempo di guerra: cose come caffè, cioccolato, sigarette e calze di nylon. Li nasconde nel cestino della sua bicicletta rossa, che utilizza per spostarsi in città, e andare a casa dei suoi clienti a fare le consegne.
In questa guerra, ai limiti dell’assurdo e che ormai più nessuno comprende, la ragazza ha perso tutto: il fidanzato Bas, ucciso dal nemico; l’amica Elisabeth che ha sposato un soldato nazista. Hanneke ha il cuore indurito dalle sofferenze, ed agisce ormai solo per denaro, sentendo dentro di sé di avere perduto quella parte di umanità che invece era ben radicata prima dell’inizio del conflitto; fino al giorno in cui l’anziana signora Janssen, che è una sua cliente, le chiede di aiutarla a ritrovare Mirjam, una ragazza ebrea di quindici anni che lei nascondeva in casa sua, scomparsa all’improvviso ed in modo misterioso. Hanneke decide di cercarla, pur non sapendo niente di lei – la ragazza indossava un cappotto blu e aveva una cicatrice su un ginocchio –, e si trasforma in una sorta di detective. Ritrovare Mirjam significa riscoprire quella parte di sé andata perduta. Quella parte ancora in grado di sognare e di continuare a vivere, nonostante il passato.
La missione è molto pericolosa, sempre in bilico fra la vita e la morte. I soldati sono ovunque e compiono retate che non risparmiano nessuno. Cos’è successo a Mirjam? E soprattutto, come ha fatto a scappare da una casa in cui le porte erano chiuse dall’interno? Qual è il motivo che l’ha indotta a fuggire dall’unico posto sicuro che aveva, in cui sperare di poter sopravvivere a quell’atroce guerra? Sono le domande alle quali Hanneke cercherà di dare una risposta.
Attraverso una prosa lineare ed evocativa, con la quale è riuscita perfettamente a ricreare piccoli scorci d’Olanda, Monica Hesse racconta di come un piccolo tradimento nel bel mezzo di una guerra possa dare origine ad effetti devastanti. Sono decisioni che talvolta si prendono seguendo l’istinto, di cui subito ci si pente, ma che avranno conseguenze all’infinito.
La ragazza con la bicicletta rossa è un romanzo che parla di coraggio e d’amicizia, e di come chiunque possa essere, al tempo stesso, eroe o carnefice.

Monica Hesse: La ragazza con la bicicletta rossa ed. Piemme